Il Rinascimento

Il Rinascimento fu caratterizzato da una fruizione consapevolmente filologica dei classici greci e latini, dal rifiorire delle lettere e delle arti, della scienza e in genere della cultura e della vita civile e da una concezione filosofica ed etica più immanente.

Ebbe il suo fulcro a Firenze, centro di rilevanza mondiale grazie alla sua posizione geografica, al fatto che non fosse stata colpita dalla Peste Nera del 1348 e alla presenza di famiglie molto ricche come i Rucellai e i Medici. In particolare si ricorda Cosimo dei Medici, ricchissimo politico, banchiere e uomo di grande cultura umanistica.

E’ grazie alla committenza dei signori che il Rinascimento si affermò nelle città sia nell’arte che nell’architettura. I motivi che spinsero i mecenati a dedicarsi all’arte furono un intreccio tra amore per la cultura e per la loro citta’, la volontà di trasmettere memoria di sè ai posteri, devozione religiosa, espiazione di peccati e propaganda nei confronti delle famiglie. Rimane facile intuire che il Rinascimento fu legato allo sviluppo economico di importanti centri come Firenze, Venezia, Roma e altre prospere città italiane, dove tra il 1400 e la prima metà del 1500 nacquero, studiarono e si affermarono pittori e scultori come Masaccio, Donatello, Leonardo da Vinci, Michelangelo, Filippo Lippi, Bellini e molti altri ancora e architetti come Michelozzo, Brunelleschi e Leon Battista Alberti.

Il termine Rinascimento è entrato nell’uso italiano piuttosto tardi (nel XVI secolo si incontra, se mai, “Rinascita”) e sul modello del francese Renaissance. Il suo significato, sta a indicare il rinnovamento culturale avvenuto in Italia e la rottura consapevole con il Medioevo. Le nozioni di Medioevo come età buia e di Rinascimento come nuova luce e nuova vita nacquero in contemporanea. La nozione di un’epoca di barbarie, intermedia fra civiltà classica e rinascita, trasse origine proprio dalla polemica contro i contenuti culturali dell’età di mezzo1.

L’Enciclopedia Treccani pone quindi il Rinascimento come frattura con il Medioevo anche se molti storici, come il Burckardt, sostengono che non si possa trattare di rottura ma di continuità e sviluppo, mentre altri, tra cui Huizinga, affermano che non si possa parlare nè di rottura nè di continuità ma piuttosto di progressivo passaggio da un epoca all’altra. Gigetta Dalli Regoli sostiene che è necessario “smentire l’esistenza di un solco profondo fra due epoche, poiché interruzioni e discrasie si verificano attraverso i secoli in diverse occasioni e in diversi momenti, ma non secondo cesure collegate alla periodizzazione convenzionale, anche se, d’altra parte non si può ignorare la portata di quelle spinte innovative che s’impongono a ritmo serrato nella prima metà del secolo XV”2.

Infatti inquadrare i suoi limiti cronologici non è facile, visto che cambiano a seconda delle discipline e dei luoghi. Possono fissarsi con buona approssimazione tra la fine del Trecento e la fine del Cinquecento, anche se alcuni studiosi tendono a circoscrivere l’arco cronologico tra il 1400 e il 1550, altri tra il 1492 e il 1600. La data convenzionale è il 1492 con la scoperta del Nuovo Mondo che segna l’avvio di una nuova epoca, ma nei manuali di storia dell’arte la stessa data viene usata per fissarne una prima crisi soprattutto a Firenze dopo la morte di Lorenzo il Magnifico. È accertato comunque che un notevole rinnovamento culturale e scientifico si sviluppò negli ultimi decenni del XIV secolo e nei primi del XV secolo principalmente a Firenze. Da qui, tramite gli spostamenti degli artisti, il nuovo linguaggio artistico fu esportato nel resto d’Italia poi, nel corso del XVI secolo, in tutta Europa. Per la maggior parte degli storici dell’arte e della letteratura il passaggio dal Rinascimento al Manierismo avviene in Italia negli anni venti del Cinquecento e non oltre la metà del 1500, mentre nella storia della musica la conclusione si situerebbe più avanti, attorno al 1600.

Periodizzare e’ lavoro fondamentale dello storico in quanto consiste nel tracciare dei limiti entro i quali si individuano dei periodi storici con caratteristiche diverse.

Se cerchiamo di periodizzare il Rinascimento di Massa sicuramente posticipiamo il suo arrivo di almeno un secolo rispetto a quello fiorentino. Infatti fino alla metà del XV secolo Massa Marchionis, come era chiamata dai tempi della dominazione Orbetenga, era costituita da un agglomerato di case in pietra e legno sviluppato sul colle per assicurare agli abitanti la difesa della fortezza. Fra il Tre e il Quattrocento le vicende artistiche locali appaiono molto confuse. Indizi labili depongono per influenze settentrionali, lombarde in particolare, e importazioni dai vicini centri di Lucca e Pisa3.

Le cose cambiano nel 1442, con il definitivo consolidamento della signoria dei Malaspina sul territorio massese. La seconda metà del XV secolo vedrà un lento passaggio da una società rurale ancora profondamente pervasa dalla cultura medievale delle curtis e dei borghi, alla nascente cultura città principato, seppure tardivamente rispetto ai maggiori centri di propagazione. Perciò Massa, sotto la signoria dei Malaspina e in special modo sotto Alberico I Cybo Malaspina, il più grande e unico vero mecenate della città, salito al potere nel 1557, è senza dubbio da considerare una Città di Fondazione e come tale una città rinascimentale nata nell’ambito di quel complesso dibattito ideologico-politico-urbanistico sulla Città Ideale, che ha permeato la cultura italiana tra il XV ed il XVI secolo.

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  1. Enciclopedia Treccani, voce Rinascimento
  2. Gigetta Dalli Regoli e Roberto Paolo Ciardi, Storia delle arti in Toscana (Firenze: Edifir, 2002), 9.
  3. Corrado Lattanzi, I Bergamini – Architettura di corte nel ducato di Massa Carrara (Firenze: Amilcare Pizzi Editore, 1991), 21