La Città Ideale

Il pensiero umanistico rinascimentale, che da Firenze si propagò nelle corti italiane ed europee, promosse una generale riscoperta del mondo classico. Con la rinascita del neoplatonismo ci fu un affascinante tentativo di tenere uniti pensiero cristiano e filosofia greca, dando così spazio a teorie astrologiche, alchemiche, ermetiche, platoniche e pitagoriche, e al pensiero Agostiniano. Ogni opera risulta così ricca di simbolismi e di significati.

La rilettura delle teorie filosofico-politiche dei classici greci e latini, stimolò la riflessione sulla realizzazione di uno Stato perfetto capace di garantire l’armonia nell’organizzazione economica, politica, religiosa e sociale, dove le arti e la cultura dovevano assumere sempre un ruolo centrale. La riflessione prese avvio dagli studi di Leon Battista Alberti, il quale ne trattò in diverse parti del suo De Re Aedificatoria. Al dibattito parteciparono alcuni tra i più grandi intellettuali del tempo e i maggiori artisti e architetti. Questo concetto di città perfetta è presente nella storia fin dall’antichità ma nel Rinascimento si ravvivò particolarmente, in seguito al ruolo centrale che la città tornò ad avere. Il buon governo diventò un arte che poteva svilupparsi soltanto attraverso una politica giusta ed equilibrata, con criteri urbanistici elaborati secondo calcoli precisi e rigorosi, in grado di dar vita a forme giudicate perfette. Questa straordinaria rivoluzione di pensiero scosse la cultura italiana e riscoprì la centralità antropologica e culturale dell’uomo, in armonia con la natura e la propria città, urbanisticamente organizzata secondo i principi della pura geometria.

Dall’elaborazione teorica dei principali architetti e intellettuali di questo periodo si sviluppò la celebre pianta a stella che caratterizzò i progetti di numerose Città Ideali. Uno fra tutti fu l’architetto senese Francesco di Giorgio Martini che nel suo Trattato di Architettura Ingegneria e Arte Militare, compilato tra il 1481 e il 1484, presentò città con forme radiali o ortogonali, con perimetri costituiti da poligoni regolari e dotati di mura merlate e bastionate, dovute all’introduzione delle armi da fuoco.

La pianta a stella delle città oltre a dare protezione al territorio, senso di organizzazione e ricerca di perfezione e armonia, aveva anche un importante valore simbolico che la metteva in relazione con l’uomo, l’universo e Dio.

Infatti la stella pentagonale, che il neoplatosnismo ripropose all’interno delle dottrine ermetiche ed alchemiche, compare in associazione al corpo umano. Nel Rinascimento infatti l’uomo era considerato come unità di misura di tutte le cose. Il semplice nucleo urbano diventò città antropomorfa. L’uomo era visto come il punto di mediazione tra macrocosmo e microcosmo. La Città di Fondazione, intesa come creazione che si manifestava nell’ambito del microcosmo, divenne la proiezione terrena di una cosmogonia universale1. La riscoperta dell’uomo come individuo lo pose in rapporto con l’universo. Vi era quindi un’ interdipendenza tra uomo e universo.

La stella possiede una struttura simbolica estremamente varia e importante. E’ simbolo di armonia e pace e del sentirsi tuttuno con il mondo che ci circonda. Il tema è simbologicamente legato anche a entrambi i momenti del concepimento e della nascita. Spesso infatti la Vergine è rappresentata cinta da un aureola di stelle, mentre altre volte il concepimento è rappresentato da una stella che brilla sulla coperta a contatto con il ventre della donna2. La stella a cinque punte fa pensare alla stella cometa, col simbolismo augurale di una nuova grande nascita3.

Il dibattito sulla Città Ideale rimase però spesso solo in forma utopica e concettuale. Anche se molto pochi sono i casi che concretizzarono il progetto di pianta a stella, nella maggior parte delle città si attuarono moltissimi rinnovamenti. Il potere delle città era accentrato nella figura del Signore, il mecenate che indossava i panni del costruttore. Così sorsero palazzi signorili, ospedali, piazze, ponti e canali. Emerse la necessità avere vie più larghe e pavimentate e spazi pubblici regolari nella ricerca di regolarità e decoro urbano.

E’ a partire dalla seconda metà del 1500 che si registrano i primi tentativi di trasferire il dibattito teorico su un piano progettuale. Il primo e più interessante caso concretamente realizzato che si collochi in un ambito pienamente rinascimentale, può essere individuato, nel 1492, nell’esempio emblematico dell’Addizione Erculea di Ferrara. Assieme a Pienza e Sforzinda, essa segnò l’importante fase iniziale di un lungo processo elaborativo dal quale scaturisce tutta la successiva evoluzione delle città rinascimentali e tardo rinascimentali del nostro paese4. Così sorsero, dalla seconda metà del 1500, le città con pianta a stella di Palmanova in Friuli, unica città realizzata con un chiaro schema radiocentrico, di Guastalla e Sabbioneta, nel mantovano realizzata da Vespasiano Gonzaga, amico e coetaneo di Alberico I Cybo Malaspina. Le altre realizzazioni che ricorrono al tradizionale schema ortogonale sono Terra del Sole, voluta dal granduca di Toscana Cosimo I dei Medici, Gattinara, Carlentini, Acaja e Cortemaggiore.

La città di Massa, la cui cortina muraria negli anni è stata quasi completamente demolita, è del tutto ignorata dagli studi di storia dell’urbanistica come Città Ideale. E’ invece facilmente dimostrabile come Alberico I Cybo Malaspina seppe unire gli aspetti della funzionalità urbana a quelli colti per la realizzazione di una città, che nella geometria delle forme, nei monumenti, nelle piazze, nella simbologia e per la sua pianta stellare fanno di Massa un caso emblematico di Città Ideale che trova pochi riscontri di uguale importanza nella storia dell’urbanistica italiana.

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  1. Claudio Palandrani, Alberico e Massa – La città e il giardino (Massa: Alberto Ricciardi Editore, 2003), 74.
  2. Claudio Palandrani, Alberico e Massa – La città e il giardino (Massa: Alberto Ricciardi Editore, 2003), 46-49.
  3. Corrado Lattanzi, I Bergamini – Architettura di corte nel ducato di Massa Carrara (Firenze: Amilcare Pizzi Editore, 1991), 6.
  4. Claudio Palandrani, Alberico e Massa – La città e il giardino (Massa: Alberto Ricciardi Editore, 2003), 20-23.